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Come trasformare le perdite finanziarie in guadagno fiscale con le compensazioni plus/minus

Aggiornamento: 7 gen 2023

Strategie di investimento per sfruttare le perdite finanziarie presenti in portafoglio, convertendole in un guadagno fiscale, compensando le plusvalenze attuali e future con le minusvalenze realizzate e presenti nello zainetto fiscale.



A fine anno si fanno i bilanci.

Anche quello del proprio portafoglio finanziario, con guadagni e perdite.

Il 2022 poi è stato un anno orribile per i portafogli di investimento, e la maggior parte degli investitori accusa perdite che in media oscillano tra il 10% e il 30% (chi non ha perso soldi quest'anno si tenga molto stretto il consulente o gestore ... è una cosa assai rara).

Cosa si può fare dunque per recuperare le perdite? Si possono adottare diverse strategie di movimentazione di portafoglio e, soprattutto, di selezione degli strumenti finanziari che permettano di recuperare parzialmente o totalmente le perdite, tramite il meccanismo di compensazione del credito fiscale, recuperabile con i "redditi diversi".


La regola generale è che le perdite si possono recuperare entro i quattro anni successivi alla vendita (in perdita) del prodotto finanziario, compensandole con eventuali plusvalenze, sulle quali pertanto non si andrebbe a pagare il capital gain, che è del 26%, tranne nel caso dei titoli di Stato e assimilabili (aliquota agevolata al 12,5%). Quindi, entro la fine del 2022 sarà possibile recuperare il credito fiscale riferito alle perdite subite dal 2018, entro il 2023 il credito fiscale riferito alle perdite dal 2019, e così via.


Anzitutto bisogna capire con quale strumento sono state originate le perdite. Questo perché la Legge italiana prevede una distinzione tra "Redditi di Capitale", cioè derivanti dal "frutto naturale" del capitale, come le cedole delle obbligazioni e i dividendi delle azioni, e i "Redditi diversi" cioè tutti gli altri, come ad esempio i guadagni e le perdite da negoziazione (plusvalenze e minusvalenze).

Purtroppo redditi diversi e redditi da capitale non sono compensabili tra loro, e mentre tutte le perdite fanno parte della categoria "redditi diversi", i guadagni generati, invece, possono derivare sia da "redditi diversi" che da "redditi di capitale", a seconda degli strumenti. Risulta quindi fondamentale capire da quali strumenti provengono guadagni e perdite.

Nella tabella riepilogativa sono riassunte le possibilità di compensazione tra i vari strumenti finanziari:




Come si nota sin da subito, i Fondi Comuni di Investimento (ma anche gli ETF) non sono gli strumenti più adatti per recuperare fiscalmente le perdite, essendo i guadagni ottenuti con questi strumenti, considerati "redditi da capitale" e quindi non compensabili con altre perdite eventualmente ottenute.

Se ad esempio un risparmiatore dovesse avere in un portafoglio, sia Fondi in guadagno che Fondi in perdita, non potrebbe compensarli tra di loro, perché i guadagni sarebbero considerati tutti "redditi da capitale", mentre le perdite "redditi diversi".

Che fare allora?

Le strategie sono molte, e ovviamente tutte prevedono la sostituzione (almeno parziale) di strumenti che generano redditi di capitale con strumenti che generano redditi diversi (azioni, obbligazioni, valute, derivati)

Vanno perciò personalizzate caso per caso, anche tenendo conto del regime fiscale del risparmiatore (amministrato, dichiarativo o gestito).

Vediamo qui di seguito alcune possibilità.


Strategia 1 - Utilizzo dei "Certificati di Investimento"


Tra i varii derivati (da maneggiare sempre con molta attenzione) ve ne sono alcuni, come ad esempio i Certificates, che svolgono bene questa funzione.

I certificati benchmark su indici ad esempio replicano fedelmente l'andamento degli indici di borsa, proprio come alcuni Fondi ed ETF (sebbene con minore liquidità e maggior costo) con la sostanziale differenza di permettere la compensazione con le minusvalenze pregresse. Quindi una parte del portafoglio in Fondi ed ETF con la funzione di replicare gli indici principali, potrà essere sostituita proprio con questi strumenti. Gli eventuali guadagno futuri si potranno così compensare con le perdite (sempre rispettando il tempo limite dei 4 anni precedenti).



Strategia 2 - Utilizzo di obbligazioni a cedola bassa


Le cedole delle obbligazioni sono considerate "reddito di capitale" e quindi tassate al 26%. Pertanto sarà opportuno individuare obbligazioni che remunerano il creditore maggiormente con la variazione di prezzo piuttosto che con la cedola.

Queste sono proprio le obbligazioni a cedola bassa, che, a parità di durata, hanno maggiore duration e dunque maggiore variabilità del prezzo stesso dell'obbligazione.

Le obbligazioni senza cedola (o "zero coupon") addirittura remunerano l'investitore con il solo differenziale tra prezzo di acquisto e prezzo di rimborso (o di vendita, in caso di vendita prima della scadenza).

Questa differenza fiscalmente è trattata come "reddito diverso" ma non interamente, una parte rimarrà tassata come reddito da capitale, quindi bisogna fare attenzione.

Infatti la tassazione dello zero coupon si basa non solo sulla differenza tra prezzo di vendita e di acquisto, ma tiene in considerazione anche il valore teorico del titolo calcolato in base all'evoluzione nel tempo del suo scarto di emissione, cioè dello sconto rispetto al valore nominale di rimborso. Quindi la parte di guadagno che si può portare in compensazione della differenza positiva di prezzo tra acquisto e vendita, è solo quella al netto del valore teorico che avrebbe lo zero coupon a tassi invariati rispetto alla curva dei tassi d'interesse al momento dell'emissione. Questo perché secondo il Fisco italiano lo zero coupon è come se fosse una obbligazione che paga una "maxi cedola" alla scadenza.

Ecco perché una strategia con obbligazioni a bassa cedola (o anche zero coupon ma in questo caso da fare bene i calcoli dello scarto di emissione teorico) può essere premiante.

Nel fare ciò bisogna però ricordare tre cose:

  1. Primo: lo zainetto fiscale con le perdite da recuperare, dura 4 anni (e quindi i titoli zero coupon non dovrebbero superare questa scadenza).

  2. Secondo: così facendo si riduce la diversificazione di portafoglio e si aumenta il rischio specifico inserendo singole obbligazioni. Quindi è sempre bene almeno diversificare opportunamente il numero di emissioni.

  3. Terzo: nei bond a bassa cedola, a parità di scadenza, la duration si allunga e dunque in una fase di rialzo dei tassi d'interesse bisogna prima valutare l'impatto della volatilità del titolo sul portafoglio.


Strategia 3 - Inserimento di ETC / ETN


La componente di materie prime può essere inserita in portafoglio utilizzando gli ETC (Exchange Trade Commodities) anziché i tradizionali Fondi di Investimento sulle materie prime o sulle aziende del settore minerario / estrattivo. I proventi degli ETC infatti son compensabili essendo considerati "redditi diversi", a differenza dei Fondi.



Strategie 4 e 5 - E se la scadenza dei 4 anni è vicina?


Se ci si trova a ridosso del quarto anno, e quindi della scadenza della parte di credito d'imposta presente nel nostro zainetto fiscale (ma il consiglio spassionato è quello di non ridursi all'ultimo prima di muoversi), ci sono alcune possibilità, tra cui ad esempio:


4. Verificare se in portafoglio ci sono singole azioni o obbligazioni che possono essere vendute in guadagno per poter compensare le minus in scadenza, eventualmente riacquistandole subito dopo (se si vuole mantenere la posizione). Attenzione: se la posizione in perdita non è ancora stata realizzata, ricordarsi di effettuare prima la vendita della posizione in perdita (realizzazione per cassa della minusvalenza) e solo dopo effettuare la vendita della posizione in guadagno (incasso plusvalenza). Ciò per permettere al sistema informatico dell'intermediario presso cui si detiene il conto di rilevare automaticamente la presenza di una minusvalenza nello zainetto, nel momento in cui si vende il titolo in guadagno e si procede al calcolo dell'imposta da versare.


5. Se non c'è altro modo di compensare le minusvalenze, o se nonostante i 4 anni di compensazioni, vi fosse ancora capienza fiscale nello zainetto, si possono utilizzare i certificati maxi-cedola, titoli strutturati che pagano (poco prima di ogni fine anno) una cedola consistente, anche fino al 30% dell'importo investito. Ovviamente subito dopo il pagamento della maxi-cedola, il prezzo del titolo scenderà di un importo pari alla cedola incassata, generando quindi una nuova minusvalenza che, però, scadendo dopo quattro anni, ci permette di spostare avanti la scadenza dello zainetto fiscale.



Conclusioni


  1. Non muoversi da soli, consultare sempre un consulente finanziario, poiché alla complessità finanziaria insita nei portafogli, si aggiunge la variabile fiscale.

  2. Dare le giuste priorità: l'ottimizzazione fiscale non deve sostituire la strategia e l'ottimizzazione finanziaria del portafoglio, ma semmai, essere aggiuntiva. Non snaturare quindi l'asset allocation per rincorrere a tutti i costi il recupero fiscale.

  3. Pensare per tempo all'ottimizzazione fiscale col proprio consulente, senza ridursi all'ultimo momento.



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Il presente articolo rappresenta esclusivamente una analisi finanziaria oggettiva di potenziali strategie di ottimizzazione fiscale

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